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canne bambùAvendo avuto la fortuna di essere stata scelta come ‘tester’ per valutare l’efficacia di questa tecnologia, ed avendone esperito e confermato da subito gli effetti, invito chi ne abbia la curiosità a provare un trattamento rilassante che contempla l’impiego della stuoia Stan.
L’articolo qui di seguito testimonia la scientificità della stuoia Stan, relativa all’innalzamento della soglia del dolore.

Modificazioni delle soglie del dolore alla
stimolazione elettrica mediante stan

D O T TOR PAOLO DE BIGONTINA, DOTTORESSA VANIA FONTANI. DOTTOR
SALVATORE RINALDI. CIRF(CENTRO INTERNAZIONALE PER LO STUDIO
E LA RICERCA  APPLICATA DEL METODO RINALDI-FONTA N I ) .

Il dolore è il sintomo più frequente nella patologia umana e da sempre la sua misurazione ha costituito
un’esigenza fondamentale sia nella pratica clinica sia nella ricerca clinica, per vari motivi:
1) operare una corretta diagnosi attraverso una differenziazione della sensibilità del dolore nei vari tessuti;
2) consentire una quantificazione degli effetti terapeutici.
In tal ambito la valutazione della soglia del dolore assume particolare rilievo. Essa consiste nella misurazione
della minima intensità di uno stimolo graduabile di varia natura che corrisponde alla minima percezione
di una sensazione di dolore da parte del paziente. Una riduzione del valore della soglia in un tessuto
è indice di aumento di sensibilità al dolore e viene definita come “iperalgesia”, mentre un aumento
di soglia rappresenta una condizione di “ipoalgesia” del tessuto stesso.
I requisiti ideali di una tecnica di stimolazione per la valutazione della soglia del dolore sono rappresentati
dalla minima invasività (danno tissutale minimale) e conseguente buona sopportabilità da parte del
paziente, esatta quantificabilità dello stimolo utilizzato, agevole applicabilità nei diversi distretti corporei,
riducibilità dei risultati (minime variazioni intra ed interindividuali) ed infine specificità per tessuto.
Quest’ultimo requisito è particolarmente importante in quanto è noto che il coinvolgimento in senso iperipoalgesico
può essere molto diverso nelle singole strutture parietali nell’ambito della stessa patologia algogena.
Un esempio tipico è rappresentato dai processi di parietalizzazione del dolore viscerale in cui è
frequente un’iperalgesia muscolare netta nelle aree di dolore riferito con modica ipersensibilità sottocutanea
e spesso normalità estesiologica nella cute.
Nel corso degli anni sono state messe a punto varie metodiche atte a valutare la soglia del dolore nei diversi
tessuti somatici parietali (ovvero cute, sottocute e muscolo) che si avvalgono di stimolazioni di natura
meccanica, termica, chimica ed elettrica.
Per quanto riguarda le metodiche di valutazione sopra citate, la stimolazione meccanica presenta requisiti
di minima invasività e buona riproducibilità, ma possiede lo svantaggio di non poter essere applicata
selettivamente ai singoli tessuti parietali. L’utilizzo di pinza algometrica e di miometro per la valutazione
rispettivamente delle soglie sottocutanee e muscolari comporta una stimolazione anche dei recettori
delle strutture cutanee.
La stimolazione termica può essere agevolmente applicata soltanto al distretto cutaneo. La stimolazione
chimica, infine, oltre ad essere una tecnica invasiva che produce danni tissutali non fornisce risultati di
alta riproducibilità. La stimolazione elettrica, al contrario, è sprovvista degli svantaggi sopraelencati. Essa
infatti può essere applicata in maniera distinta ai tre tessuti parietali evocando sensazioni dolorose specifiche
in ciascuno di essi; nella Cute si percepisce un dolore puntiforme, nel Sottocute un dolore pungente
irradiato lungo una linea, nel Muscolo un dolore crampiforme; inoltre è poco invasiva e fornisce risultati
altamente riproducibili.
Tale metodica si avvale di un apparecchio costituito da uno stimolatore ad onda quadra (ES-3) ed una unità
a corrente costante CC1-2 con un display digitale che mostra l’intensità della corrente erogata in mA
(range 0-30) e che viene collegato ad un oscilloscopio per verificare la forma dell’onda di stimolazione.
La soglia del dolore viene misurata: 1) sulla cute con due elettrodi di superficie, uno a placca di 10 mm
in AgC1 (elettrodo di riferimento) ed uno cilindrico di 0,3 mm di diametro in Ag/AgC1 (elettrodo stimolante).
I due elettrodi vengono applicati alla cute con pasta conduttrice e a distanza di 1 cm l’uno dall’altro.
L’elettrodo stimolante è collegato ad una struttura a parallelogramma deformabile che consente di
mantenere durante la stimolazione l’elettrodo appoggiato alla cute ad una pressione costante; 2) nel sottocute
e nel muscolo con elettrodi ad ago di 25-35 mm di lunghezza e diametro 0,3 mm isolati con teflon
eccetto per 2 mm alla punta inseriti verticalmente nel tessuto e a distanza di 15 mm l’uno dall’altro. La
soglia del dolore nei tre tessuti viene misurata con la tecnica dei limiti. Lo stimolo viene incrementato
gradualmente di 0,1 mA/2 sec fino a quando il soggetto percepisce il dolore, lo stimolo viene poi decrementato
con la stessa frequenza fino alla scomparsa del dolore e riincrementato fino alla ricomparsa
D O T TOR PAOLO DE BIGONTINA, DOTTO R E S S AVA N I AF O N TANI. DOTTO R
S A LVATORE RINALDI. CIRF(CENTRO INTERNAZIONALE PER LO STUDIO
E LA R I C E R C AA P P L I C ATAD E LM E TODO RINALDI-FONTA N I ) .
Modificazioni delle soglie del dolore alla
stimolazione elettrica mediante stan
dello stesso. Viene calcolata la media dei tre valori di corrente (in mA) corrispondenti alla comparsa,
scomparsa e ricomparsa del sintomo rispettivamente. Tale media rappresenta la soglia algica finale del
tessuto.
Gli impulsi utilizzati sono treni di 18 m/sec erogati automaticamente ogni 2 sec, e costituiti da singole
onde quadre di 0,5 m/sec e frequenza di 310 hertz sec. Tale stimolo è quello che più di ogni altro consente
di differenziare le sensazioni evocate durante la stimolazione. L’importanza dell’impiego delle soglie
del dolore alla stimolazione elettrica nella clinica è dimostrata dalla possibilità di verificare il diverso
grado di interessamento dei tessuti parietali superficiali (cute) e profondi (sottocute e muscolo) in corso
di varie patologie dolorose croniche come ad esempio la Sindrome Miofasciale (MPS), la Sindrome da
Fatica Cronica (CFS) e la Sindrome Fibromialgica (FS), la cui diagnosi differenziale è spesso estremamente
difficile in quanto le rispettive sintomatologie soggettive sono spesso sovrapponibili. La Sindrome
da Fatica Cronica (CFS) è una patologia cronica ad eziologia incerta, prevalente nel sesso femminile,
ad esordio preferenziale tra 30-40 aa,di solito coincide con una malattia infettiva. Essa è caratterizzata
da fatica generalizzata e debilitante che perdura da almeno 6 mesi e sintomi associati non specifici quali
febbri inspiegabili, mialgie, artralgie, rigidità conseguente ad immobilità prolungata, mal di gola, tosse,
fotofobia, sudori notturni, malessere conseguente a sforzo fisico nonchè alterazioni della sfera psichica,
prevalentemente in senso depressivo e disturbi del sonno.
La Sindrome Fibromialgica (FS) è definita come un disordine reumatologico di frequente riscontro clinico
che colpisce preferenzialmente il sesso femminile ed è caratterizzato da manifestazioni dolorose muscoloscheletriche
della durata di oltre 3 mesi e dolorabilità elettiva in almeno 11 su 18 punti muscolari
dolenti definiti come Te P (tender spot) accompagnate da fatica, rigidità mattutina, disturbi del sonno e talora
della sfera affettiva e senza alterazioni strumentali-laboratoristiche.
La Sindrome Miofasciale (MPS) è definita come quadro clinico di dolore, dolorabilità e disfunzione causato
dalla presenza nel/nei muscoli o nella loro fascia di trigger points attivi che sono dei siti di irritabilità
che, quando compressi, sono localmente dolorabili e se sufficientemente ipersensibili, danno origine
a dolore, dolorabilità e fenomeni neurovegetativi in zone spesso distanti, dette aree bersaglio. Una sindrome
miofasciale può essere distrettuale ed in tal caso la diagnosi differenziale nei confronti della CFS
e della FS risulta agevole. Talora può essere dovuta a numerosi TrPs distribuiti in più siti corporei ed in
tal caso la sintomatologia prevalente è rappresentata da dolore e/o dolorabilità diffusi, rigidità, ridotta tolleranza
allo sforzo fisico, debolezza generalizzata. In seguito al dolore cronico, inoltre, i pazienti lamentano
spesso disturbi del sonno e possono andare incontro a disturbi della sfera psichica, soprattutto
depressione, per cui il quadro clinico diventa molto simile di quello delle altre due sindromi.
Un momento fondamentale dell’esame dei pazienti con CFS, FS e MPS si è rivelato, ai fini della diagnosi
d i fferenziale, la valutazione estesiologica dei tessuti parietali (cute, sottocute, muscolo) in tre distretti corporei:
a) la porzione media del bordo superiore della regione del trapezio di un lato corrispondente all’area dolente
nei pazienti con FS e MPS;
b) la porzione centrale della regione deltoidea di un lato corrispondente all’area non dolente.
c) muscolo quadricipite (Vasto Laterale).
Da tali studi sembra possibile affermare che la CFS è caratterizzata sotto il profilo estesiologico da normale
sensibilità dei tessuti cutaneo e sottocutaneo in contrasto con lo stato generalizzato di iperalgesia
muscolare. Tale reperto è nettamente distinto sia da quello riscontrato nella FS, dove l’iperalgesia coinvolge
tutti e tre i tessuti parietali in ogni sede corporea che da quello della MPS dove l’iperalsegia si riscontra
nei tre tessuti, ma solo nelle aree dolenti (TrPs ed aree bersaglio).
Tale netta diversificazione del quadro estesiologico in contrasto con la frequente sovrapposizione della
sintomatologia clinica delle tre sindromi, suggerisce, ai fini di una diagnosi differenziale, di effettuare una
valutazione sistematica delle soglie del dolore distintamente nei tre tessuti parietali ogni qualvolta vengano
esaminati pazienti con debolezza e/o dolore muscoloscheletrici cronici.
Scopo del presente lavoro è stato quello di vedere se in soggetti affetti da MPS, CFS e FS era possibile,
anzichè utilizzare farmaci analgesici, anziolitici o le tradizionali cure fisioterapiche, modificare la soglia
del dolore alla stimolazione elettrica mediante mezzi non invasivi, utilizzando a tale scopo la stuoia
STAN.
Materiale e Metodo
Sono stati esaminati 21 soggetti: 16 donne e 5 maschi di età compresa tra i 25 ed i 58 anni.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a:
1) anamnesi;
2) esame obiettivo mediante digito-pressione per verificare la presenza di trigger points o di tender points
a livello di tutti i distretti corporei ed in modo particolare del muscolo Vasto laterale;
3) esame estesiologico mediante valutazione della soglia del dolore alla stimolazione elettrica del tessuto
muscolare del quadricipite (Vasto laterale).
Le misurazioni sono state eseguite senza stuoia (base), con stuoia ogni 15 min per 60 min e nuovamente
senza stuoia dopo 10 min. In un gruppo di 9 soggetti sono state misurate le soglie del dolore del tessuto
muscolare e cutaneo. Inoltre sono stati esaminati, con le stesse modalità, 6 soggetti normali distesi su
stuoia S TA N ed un gruppo di 6 soggetti normali, che presentavano un quadro iperalgesico del muscolo
Vasto laterale, senza stuoia. Sono state calcolate le medie dei valori di soglia espressi in percentuale rispetto
alla base dei tessuti esaminati.
Risultati
Dei pazienti esaminati, 4 erano affetti da sindrome miofasciale, 6 da sindrome da fatica cronica e 9 da fibromialgia.
2 soggetti sono usciti dallo studio. In tutti i soggetti distesi sulla stuoia si è verificato un incremento
progressivo della soglia del dolore nei 60 min della valutazione ed un suo decremento 10 min
dopo aver tolto la stuoia, mentre, nei soggetti esaminati senza stuoia c’è una tendenza al decremento (fig.
1).
Nei 9 soggetti con FS a cui sono state eseguite le soglie del dolore alla stimolazione elettrica del tessuto
muscolare e cutaneo con stuoia STAN, si è verificato un incremento pressochè uguale nei due tessuti,
mentre nel gruppo di 6 soggetti con iperalgesia muscolare esaminati senza stuoia si è osservato per gli
stessi tessuti un decremento delle stesse (fig. 2).
Conclusioni
Dai risultati ottenuti, si evidenzia come la stuoia STAN sia in grado di innalzare le soglie del dolore alla
stimolazione elettrica nei tessuti esaminati e che questo incremento è uguale sia nella cute che nel muscolo.
Inoltre, si dimostra come le soglie del dolore possano essere incrementate non solo con mezzi “invasivi”
(farmaci, T.e.n.s., magnetoterapia, laser) ma anche con un sistema “non invasivo” (stuoia
STAN), prospettando nelle patologie dolorose possibilità terapeutiche diverse.

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One Response to Stan -Technology

  1. giada

    Ho provato il trattamento benessere bio-energetico e vorrei condividere con voi che è stata un esperienza veramente speciale. Ero su di un lettino sopra il quale c’era questo materassino, c’era della musica ed un’atmosfera rilassante e piacevole. Non posso riferire dettagli proprio perchè ad un certo punto sono riuscita a lasciarmi andare e a godermi questo momento di pace. Scendendo per le scale, una volta lasciato lo studio, ho avuto una strana sensazione…come se ricordassi chi sono, al di là di tutto quello che quotidianamente sembra schiacciarmi. Lo consiglio! Grazie avevo proprio bisogno di ‘staccare la spina’!!

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